La definizione di innovazione aperta (o open innovation) è la ricerca delle risorse mancanti ad un'azienda al di fuori di essa. Ma ci sono diversi fattori da tenere in considerazione per realizzare una strategia di innovazione aziendale.
Crisi del modello Closed Innovation
Quello che fino a poco tempo fa rappresentava il modello tradizionale, ora viene definito Closed Innovation, poiché richiede il controllo da parte delle imprese di tutti processi di innovazione.
Si basa sull’autosufficienza, cioè assicurarsi di poter pianificare e gestire ogni fase dell’innovazione in azienda, dallo sviluppo dell’idea, alla realizzazione del prodotto, alla commercializzazione e via dicendo.
Inoltre, è necessario possedere la proprietà intellettuale delle innovazioni per mantenere un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti sul mercato.
Gli aspetti che hanno messo in crisi questo modello nel periodo più recente sono connessi alla globalizzazione, alla crescita e mobilità dei cosiddetti “knowledge workers” e all’enorme diffusione delle tecnologie digitali.
Investire in processi di ricerca e sviluppo, per essere competitivi e sopravvivere nello scenario attuale, risulta sempre più costoso; inoltre, l’incremento delle piccole startup e dei soggetti che investono in realtà di questo tipo ha fatto sì che sul mercato vi fosse una rivoluzione del modo di creare idee e innovare.
L’approccio dell’Open Innovation costituisce lo strumento più adatto per far fronte a tale rivoluzione. Infatti, secondo lo studio globale di PwC su 1200 dirigenti, oltre il 60% degli intervistati ha abbracciato l'innovazione aperta per generare nuove idee.
(Fonte: https://www.viima.com/blog/open-innovation-challenges)
Open Innovation Italia: imprese italiane e innovazione
Secondo il Report open innovation outlook Italy 2023, presentato da Mind the Bridge, società di consulenza in materia di innovazione, le strategie di open innovation sono incluse nelle mission del 75% delle aziende leader italiane.
Il report analizza il nostro scenario nazionale e la situazione delle corporate italiane che hanno iniziato a collaborare con startup per dare vita a progetti innovativi. Come spiega il chairman di Mind the Bridge, Alberto Onetti, questo report raccoglie dati su un campione formato da alcune delle più grandi aziende italiane, oltre ad un ampio numero di PMI, grazie al supporto di SMAU. L’obiettivo è quello di capire a che punto si trova il nostro paese confrontando le loro prestazioni con i leader dell’innovazione globale.
La valutazione analizza una serie di indicatori riguardanti gli strumenti di innovazione adottati da ciascuna azienda - come ad esempio programmi di Intrapreneurship, Acceleratori, Venture Builders e Startup Studios - così come il livello di profondità operativa nel quale sono stati implementati.
Secondo il Report, le imprese italiane stanno sicuramente migliorando e accrescendo gli investimenti nell’open innovation, ma non abbastanza velocemente rispetto allo scenario europeo. Le performance dell’ecosistema italiano sono tra le più basse in Europa, con sole 0.8 scaleup ogni 100mila abitanti e solo lo 0,2% del PIL del Paese ad alimentare questo tipo di economia.
Nonostante ci siano stati alcuni casi di scaleup italiane che hanno raccolto grandi aumenti di capitale (Scalapay e Casavo), i segnali di crescita sono positivi ma ancora relativamente limitati.
Il problema che emerge, per quanto riguarda le imprese in Italia, è la necessità di rivolgersi all’estero per fare scouting di nuove tecnologie. Viene segnalata, infatti, una mancanza di una presenza internazionale dal punto di vista dell’innovazione: solo il 20% delle aziende leader italiane possiede un avamposto negli hub glibali dell’innovazione: Silicon Valley, Israele e Medio Oriente, Sud Corea.
PMI e corporate italiane devono dunque accelerare sotto il punto di vista delle pratiche innovative.
Già nel 2021 il Rapporto COTEC Open Innovation, una ricerca condotta da Fondazione Enel e Università LUISS, identificava le chiavi del successo delle imprese innovative italiane.
Secondo i dati osservati, i fattori di successo per le imprese nell’attività di innovazione sono due:
-la capacità di interazione con l’ecosistema “open innovation”, quindi con un’ampia platea di soggetti, come fornitori, startup, università, centri di ricerca;
-l’attenta valorizzazione delle persone, misurata dall’adozione di efficaci pratiche di gestione delle risorse umane.
Adottare pratiche di Open Innovation non basta: l’elemento determinante per le imprese risulta, infatti, essere l’adozione congiunta sia dell’open innovation, che di pratiche virtuose nella gestione del personale. Le aziende che lo fanno risultano avere un livello di profittabilità quasi doppio rispetto a quello delle altre imprese.
Come promuovere la cultura dell’Open Innovation
Nel concreto promuovere l’Open Innovation vuol dire modificare, laddove necessario, i processi e le attività interne e ripensare la cultura e i procedimenti aziendali:
1. La diffusione di un mind-set aperto all’innovazione parte dal top management, il quale è chiamato a valutare imparzialmente lo stile di leadership e mettere in atto esempi di cambiamento positivo.
2. La formazione di team interfunzionali, cioè con diverse competenze e background, permette di far emergere idee innovative e diversi approcci al problem solving.
3. La diffusione della cultura imprenditoriale passa anche dalla motivazione dei dipendenti. Mettere in atto un sistema di training e incentivi che valorizzi gli esempi positivi e le iniziative personali aiuta a far comprendere il valore dell’innovazione.
4. Incrementare i reparti di Research & Development può far comprendere il potenziale dell’educazione e della sperimentazione quali investimenti per il futuro.
5. Sviluppare sistemi di Knowledge Management e dinamiche di networking favorisce la cultura collaborativa, mediante reti social e aziendali di condivisione delle conoscenze, sia verso l’interno che l’esterno, come ad esempio le pratiche di co-creazione con gli utenti.
Knowledge Management e Open Innovation
Le caratteristiche dell'innovazione aperta sono rapidità, pervasività ed efficacia: perché ciò avvenga è necessario avvalersi di strumenti per supportare l'azienda e per realizzare un'open innovation strategy.
Un'azienda innovativa, infatti, deve permettere a dipendenti e manager di svolgere il proprio lavoro al meglio, fornendo strumenti di supporto e che permettano di aumentare la produttività.
Perché ciò avvenga, è fondamentale una strategia di knowledge management: avere una buona gestione della conoscenza aziendale permette di ottimizzare le proprie risorse, interne ed esterne, evitando perdite di tempo legate alla ricerca di informazioni.
Ricercare informazioni all'interno della grande mole di documentazione aziendale, infatti, è vincolante per la buona riuscita di un'attività. Se ai dipendenti non è permesso di accedere velocemente alle nozioni necessarie per svolgere il proprio lavoro, quest'ultimo subirà un rallentamento, se non addirittura un'interruzione, fino a che le informazioni non vengono trovare.
Il knowledge management infatti permette di migliorare sia la comunicazione esterna aziendale (con clienti, fornitori e altre aziende) che interna (tra i vari dipartimenti e divisioni) supportando così la strategia di innovazione aperta.
Scopri anche: Come costruire una Knowledge Base per gestire le informazioni aziendali
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