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In quali modi possono integrarsi mondo del lavoro e Intelligenza Artificiale?

lavoro e intelligenza artificiale

Nel corso degli ultimi anni, l’A.I. Intelligenza Artificiale si è imposta come argomento di discussione all’interno delle aziende, che ne sottolineano la capacità di risolvere numerosi problemi.

Molteplici sono le voci e i pareri che si sono diffusi intorno al concetto di lavoro e Intelligenza Artificiale, di cui sono state evidenziate le opportunità, ma anche i rischi e le conseguenti paure.

Definizione Intelligenza Artificiale

Stando alla definizione del Parlamento Europeo, "l’intelligenza artificiale (IA) è l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività".

È un ramo della Computer Science incentrato sulla creazione di "macchine intelligenti" con l'obiettivo di farle pensare e comportare come esseri umani.

Ma le definizioni del concetto di Intelligenza Artificiale e le prospettive del settore sono varie e, per questo, è emersa la necessità di organizzarle. 

Il tentativo più completo di sistematizzare tali definizioni può essere ricondotto a Stuart Russel e Peter Norvig (2003), che hanno individuato e sistemato queste descrizioni in quattro categorie, che comprendono:

– sistemi che pensano come gli esseri umani;

– sistemi che pensano in modo razionale;

– sistemi che agiscono come gli esseri umani;

– sistemi che agiscono in modo razionale.

Secondo gli autori, queste categorie coincidono con differenti fasi dell’evoluzione storica dell’Intelligenza Artificiale.

Il punto di svolta dell’Intelligenza Artificiale viene individuato nel 1950 con le riflessioni di Alan Turing che ha ipotizzato la possibilità di programmare un computer in grado di comportarsi in modo intelligente.

Per valutare l’intelligenza di una macchina, Turing suggerisce l’utilizzo di un test (noto come Test di Turing), che utilizza come termine di paragone proprio gli esseri umani (Russel e Norvig, 2003).

Il computer viene ritenuto intelligente nel momento in cui l’interrogatore (umano) non è in grado di distinguere se le risposte che gli si presentano davanti sono state date o meno da una persona (Russel e Norvig, 2003).

L’espressione A.I Artificial intelligence verrà utilizzata per la prima volta solo nel 1956 da parte di John McCarthy nel corso di una conferenza al Dartmouth College, ad Hanover, nel New Hampshire.

 

L’Intelligenza Artificiale in filosofia: le teorie dell’ A.I forte e debole

Nel definire l’I.A. Intelligenza Artificiale un altro aspetto da considerare riguarda la distinzione tra Intelligenza Artificiale forte e debole.

Su questa distinzione si è espressa anche una parte della filosofia, che si interroga sulle relazioni tra la mente umana e quella artificiale.

In linea generale, sulla base di definizioni condivise:

– l’Intelligenza Artificiale debole (weak AI) simula il funzionamento di alcune funzioni cognitive umane ed è connessa all’adempimento di un compito ben preciso (Russel e Norvig, 2003).

L'AI debole non si pone l'obiettivo di "vincere" sull'intelligenza umana, bensì il focus è sull'azione: agire come un soggetto intelligente, senza che abbia alcuna importanza se lo è davvero.

La presenza dell'uomo rimane vincolante per il funzionamento della macchina, che non è in grado di pensare in maniera autonoma.  

– l’Intelligenza Artificiale forte (strong AI), al contrario, emula in modo più completo il funzionamento della mente umana, risultando autonoma e in grado di agire come un essere umano (Russel e Norvig, 2003).

Intelligenza Artificiale film: l'AI fa paura

Sempre nel corso del Novecento, l’Intelligenza Artificiale ha anche trovato una concreta rappresentazione nei prodotti dell’Industria Culturale, come libri e film, che hanno cercato di riflettere sul complesso rapporto tra gli uomini e l’AI.

Da un’analisi della produzione cinematografica è possibile sottolineare come l’Intelligenza Artificiale sia stata rappresentata nei ruoli e nelle forme più diverse, partendo da semplici computer in grado di comprendere il linguaggio umano ad androidi in grado di provare veri e propri sentimenti

Tra questi prodotti cinematografici è possibile citare il film Odissea nello spazio del 1968 dove l’AI – Intelligenza Artificiale viene rappresentata con il personaggio di HAL9000, un computer in grado di capire e di interagire con gli esseri umani. Questi comportamenti si riflettono, dunque, chiaramente nelle categorie individuate da Russel e Norvig (2003).

In Odissea nello spazio il conflitto uomo – AI viene parzialmente affrontato, fermandosi alla rappresentazione dell’Intelligenza Artificiale come supporto all’uomo, ma pronta a diventare un nemico nel momento in cui viene minacciata.

La conflittualità di questo rapporto emerge ancora più chiaramente nel film Westworld del 1973.

Westworld porta in scena un crescente senso di inquietudine e di timore nei confronti delle macchine intelligenti, che diventeranno nel corso della narrazione una vera e propria minaccia per l’uomo e per la sua incolumità.

La conflittualità del rapporto uomo - macchina AI viene ancor di più estremizzata in altri prodotti cinematografici, come Blade Runner (1982) e Terminator (1984).

Questi prodotti, che sono solo alcuni degli AI film sull'intelligenza artificiale e robot, fanno della ribellione e della pericolosità delle macchine intelligenti il fulcro centrale della loro narrazione.

Il futuro dell’Intelligenza Artificiale: può l’A.I. sostituire l’uomo?

Nel corso degli anni i miti e le fake news connesse all’IA e al suo rapporto con l’uomo si sono moltiplicate.

Tra le motivazioni di questo scenario si può fare riferimento proprio alla diffusione di film, incentrati su un rapporto conflittuale tra gli esseri umani e l’Intelligenza Artificiale, dimenticando di spiegare anche i benefici dell’A.I.

Anche all’interno della letteratura scientifica e accademica, diverse voci hanno supportato l’idea di una possibile sostituzione dell’uomo da parte dell'Intelligenza Artificiale.

 

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Questa prospettiva è stata aperta da Simon nel testo The shape of automation for men and management (1985), sostenendo che le macchine intelligenti sarebbero state in grado di svolgere qualsiasi mansione svolta dall’uomo.

Tale convinzione non si è persa nel corso del Novecento, ma al contrario rimane forte ancora oggi, riflettendosi nell’infondato timore delle persone di poter essere facilmente sostituite da robot, in grado di svolgere il loro lavoro in modo più efficiente e meno costoso.

In letteratura è però possibile anche prendere in considerazione una posizione contraria e più conciliante, che suppone come l’uomo e le macchine possano collaborare nel prendere una decisione.

Il processo decisionale dell’AI: l’approccio analitico e l’approccio intuitivo

Nel processo di decision making (ovvero il processo decisionale, che ha come esito una scelta ben precisa tra tante alternative) possono entrare in gioco l’approccio analitico e quello intuitivo.

L’approccio analitico implica una razionale e logica elaborazione delle informazioni ed è proprio in questo processo che l’Intelligenza Artificiale può intervenire.

L’approccio intuitivo si può osservare nella presa di decisioni istintive, guidate dal proprio “sesto senso”, ma anche da creatività e immaginazione.

Secondo la letteratura, sono proprio queste doti e componenti personali a costituire il vero vantaggio dell’uomo rispetto all’AI, rendendolo insostituibile.

All’interno delle organizzazioni questo significa che l’Intelligenza Artificiale può essere impiegata, ad esempio, nell'analisi predittiva (che attraverso l’analisi dei dati permette di prevedere scenari futuri).

Le macchine intelligenti, infatti, ricorrono a uno statistical e data-driven approach, ovvero basato sulla analisi e interpretazione dei dati.

Di conseguenza, possono proporre nuove idee, o anche individuare relazioni e correlazioni tra diversi fattori.

In generale, questo rende evidente l’esistenza di una relazione tra Intelligenza Artificiale e Big Data, ovvero grandi quantità di dati che possono essere immagazzinati e successivamente analizzati dalle macchine.

Un intervento di questo tipo da parte dell’Intelligenza Artificiale semplifica il lavoro dell’uomo, ma non comporta un totale sopravvento dell’Intelligenza Artificiale, priva dell’esperienza e di un giudizio personale e intuitivo che caratterizza l’essere umano.

Sulla base di questo, in letteratura viene proposta l’idea di una relazione sinergica tra l’essere umano e l’Intelligenza Artificiale.

In altri termini, l’uomo e l’IA possono collaborare, combinando la velocità dell’AI nel raccogliere e analizzare le informazioni con l’intuizione dell’uomo.

All’essere umano spetterà comunque la decisione finale, soprattutto in situazioni di incertezza, contraddistinte da scarse informazioni, che impediscono il corretto intervento dell’Intelligenza Artificiale.

Bibliografia aggiuntiva

Russel S., Norvig P. (2003), Artificial Intelligence. A modern approach, II Edition, Pearson Education, New Jersey.

 

Leggi anche:

- 5 film su intelligenza artificiale e robot

- Intelligenza Artificiale e etica: regole e principi per responsabilizzare i sistemi intelligenti

 

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